giovedì 23 febbraio 2017

Recensione #81 Canto della pianura di Kent Haruf *NNE*

Canto della pianura - Kent Haruf
NNE - 19 novembre 2015
P. 304 - 18 € - Dettagli dal sito
Una vecchia valigia consumata, stivali impolverati, un cappello da cowboy e un biglietto della corriera.
Sono tornata ad Holt, un luogo che mi ha accolta calorosamente diverso tempo fa, un luogo che ho lasciato con le punte degli stivali bagnate di acqua salata, lacrime Benedette, silenziose e ormai devote.
Con Benedizione, Holt è diventata un plastico pulsante di vita nella mia testa, minuziosamente ricostruita, ma dai tratti ancora sbiaditi che assumono linee marcate con Canto della pianura: ora è una finestra aperta sul cielo, è casa e radici.

"La corriera proseguì ed entrò nella contea di Holt, la campagna era di nuovo piatta e polverosa, con i suoi boschetti di alberi rachitici intorno a fattorie isolate e le sue strade sterrate che andavano esattamente da nord a sud, come le linee in un libro illustrato per bambini, e c'erano le recinzioni in filo spinato lungo i fossi rettilinei in cui le mucche pascolavano con i loro vitellini e qua e là una giumenta fulva con un puledro appena partorito, e all'orizzonte le basse colline sabbiose, che da lontano sembravano blu come prugne. Il frumento invernale era l'unica nota verde."

Canto della pianura è un focolare domestico, un inno alla vita in cui la vita stessa ti respinge e subito dopo ti tende una mano, la mano dei fratelli McPheron, cresciuti nella fattoria di famiglia senza scuola né genitori, due uomini che non hanno mai avuto a che fare con il gentil sesso se non con giumente e giovenche. I diciassette chilometri che li separano da Holt, rappresentano un'ancora di salvezza per Victoria, adolescente incinta respinta dalla madre che nel disordine silenzioso di Harold e Raymond e nell'odore acre del bestiame, costruisce un nido sicuro per il suo bambino.
Canto della pianura è la volontà di essere madre messa a dura prova dalla depressione, è il coraggio di Guthrie, un uomo giusto, insegnate di liceo alle prese con uno studente pretenzioso e arrogante, padre presente e amorevole che raccoglie i cocci di un matrimonio in frantumi.
Ike e Bobby sono le note dolci del canto, due bambini dai gesti genuini e pensieri da grandi che affrontano il nuovo inizio consapevoli del fatto che qualcosa è cambiato e che i punti fermi a volte si perdono lungo percorso.
E' quasi Natale ad Holt, un nuovo anno carico di speranza è alle porte, la pianura innevata avvolge tutta la narrazione di calore, ciò che si percepisce non è il freddo inverno, ma una reale e totalizzante intimità, quella che viviamo ogni giorno affrontando la vita con ottimismo.
Kent Haruf imprime alla narrazione una tale grandezza con la sua essenzialità che ogni semplice parola si riconduce ad un concetto che riassume il succo della vita.
I dialoghi sono puliti, ridotti al minimo, senza punteggiatura, ma così incisivi nella loro linearità...bastano davvero così poche parole per descrivere il mondo? A lui, sì.
Se in Benedizione l'autore ha scelto di essere estremamente essenziale nel narrare, in Canto della pianura si è lasciato andare a descrizioni più dettagliate restando sempre equilibrato, mai un termine di troppo, le immagini che nascono dalla sua penna sono vivide, sobrie, delicate, perfette, gli esseri viventi diventano un nucleo indivisibile, illuminato dalle stesse stelle e riscaldato dai medesimi raggi solari.
Ad un corpo di donna nudo, generoso e morbido, non più giovanissimo concede imperitura bellezza; al parto di una giovenca associa terrore, dolore e affanno, fonde l'istinto animale alla praticità dell'uomo che immortala il momento della nascita con un sospiro di sollievo; un cavallo sofferente trafitto da fitte lancinanti all'addome costringe a contrarsi e a condividere il dolore nella speranza di alleviare il suo; ogni gesto è di una naturalezza rintracciabile nella quotidianità, come può essere il buongiorno, un pasto consumato, una giornata di lavoro, una discussione, l'amore nella coppia, il palmo caldo di una mano. Un libro che ho amato in modo viscerale.
Kent Haruf, con il suo berretto calato sugli occhi "perchè la cecità permette di vedere in profondità", scriveva un capitolo al giorno, con metodo e riflessione, umiltà e modestia. In questo modo ha scritto la perfezione, Canto della pianura. 
Con infinita stima e devozione ad Holt e a Kent Haruf.



6 commenti:

  1. Meraviglioso libro, meravigliosa recensione!

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  2. Aspettavo la tua recensione! Anche a me è piaciuto moltissimo questo secondo episodio della Trilogia, anche se forse è stato superato da Crepuscolo ^^
    I fratelli McPheron mi sono entrati nel cuore con la loro ruvidezza e la loro dolcezza assieme, un ossimoro che racchiude la vita!
    Ma ti dirò, quello che più mi ha colpito, leggendo i tre romanzi, è stata la capacità di questo autore di farmi trovare ogni volta una Holt in qualche modo diversa per stile ed emozioni!

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  3. Ho amato moltissimo questo libro. Mi ha fatto ridere e poi piangere, perchè alterna momenti lievi e dolci ad altri da pugno nello stomaco (la festa a cui partecipa Victoria quando è in stato di gravidanza avanzata, la durezza di sua madre, quando i fratelli spiano i compagni dalla finestra ecc).
    I fratelli McPheron poi! Non ho nemmeno un termine per definirli: si possono amare a basta.
    Bellissima recensione.
    ciao da Lea

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  4. Ho letto Benedizione un paio di mesi fa e, dopo questa recensione, sento decisamente il desiderio di tornare, come te, a Holt*-*

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  5. forse non ci crederai ma ho appena commentato una recensione di un libro di Haruf. Sembra seguirmi ovunque ultimamente e temo o anzi sono certa che sia un segno del destino :)
    buona giornata e buon weekend cuore

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