martedì 8 dicembre 2015

Le mie recensioni #29 “Accabadora” di Michela Murgia edito da Einaudi

Buongiorno e buona festa amici! Io da festaiola quale sono, (ho fatto le 5 °_° ), ho già dato, quindi oggi relax, lettura, giretto in centro e in libreria, adoro le viuzze addobbate e gremite di gente che sprizza atmosfera natalizia da tutti i pori, i visi e i sorrisi dei bimbi scaldano gli animi, e in più quest’anno abbiamo la fortuna di avere la pista per pattinare sul ghiaccio vicino ai giardinetti pubblici, proprio di fronte alla nuova biblioteca, una trovata geniale, libri e divertimento sono un connubio perfetto per aggregare i giovani, quindi complimenti al comune di Morbegno!

E’ quasi ora di pranzo, l’impasto per gli gnocchi di zucca è pronto, e mentre aspetto che mio marito risorga dallo stato di catalessi dovuto alle folli danze e alle ore piccole ( diciamo che anche l’età non aiuta ), voglio condividere con voi il mio approccio con una scrittrice della quale da tempo volevo fare la conoscenza, trovo che sia positivo allargare gli orizzonti anche continuando ad avere i propri autori del cuore.

accabadoraTiolo: Accabadora / Autore: Michela Murgia / Editore: Einaudi

In libreria: maggio 2009 / Pagine: 163 / Prezzo: in brossura € 11 rilegato € 18

Premio Campiello 2010

Sinossi: Maria e Tzia Bonaria vivono come madre e figlia, ma la loro intesa ha il valore speciale delle cose che si sono scelte. La Sardegna degli anni Cinquanta è un mondo antico sull'orlo del precipizio, ha le sue regole e i suoi divieti, una lingua atavica e taciti patti condivisi. La comunità è come un organismo, conosce le proprie esigenze per istinto e senza troppe parole sa come affrontarle. Sa come unire due solitudini, sa quali vincoli non si possono violare, sa dare una fine a chi la cerca.

 

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Il pensiero di Cuore

“Fillus de anima. E’ così che li chiamano i bambini generati due volte, dalla povertà di una donna e dalla sterilità di un’altra. Di quel secondo parto era figlia Maria Listru, frutto tardivo dell’anima di Bonaria Urrai.”

LA TRADIZIONE SARDA

IsfillusdeanimaFillus de anima significa figli dell’anima. Con questa espressione, nella lingua sarda, si fa riferimento ad una pratica tradizionalmente diffusa in varie zone dell’Isola che prevedeva l’affidamento volontario di uno o più bambini, da parte dei genitori biologici, ad altri adulti, appartenenti o meno alla propria rete familiare, ma generalmente membri della medesima comunità.
L’usanza, testimoniata almeno dai primi decenni del secolo, è stata portata avanti nelle piccole comunità fino alla metà degli anni Settanta: i più giovani fillus de anima di cui abbiamo notizia hanno infatti oggi circa quarant’anni di età, infatti solo negli ultimi decenni è stata progressivamente abbandonata.

Maria è l’ultima di quattro sorelle, l’errore dopo tre cose giuste, come la definisce la madre; Bonaria Urrai diventa la madre adottiva che la accoglie, secondo la tradizione Fillus de anima.

Tzia Bonaria è la sarta del paese di Soreni, la sua abilità con ago e filo è ben nota a tutti, non c’è paesano che non porti un abito cucito da lei, ma ben nota è anche la pratica di cui si occupa la donna. Nelle buie notti sarde, che il cielo sia illuminato dalla luna piena o oscurato da una fitta nebbia, Tzia Bonaria esce furtiva da casa avvolta in un pesante scialle di lana, nascondendo sotto di esso un piccolo contenitore di coccio, perchè Bonaria Urrai è l’Accabadora del paese.

TRADIZIONE SARDA

mazzLa femmina accabadora è l’abbreviatrice di pene, colei che fino a qualche decennio fa, nella tradizione sarda, praticava l’eutanasia soffocando il malato con un cuscino o con un colpo di martello.

Maria e Bonaria sono molto legate, il loro rapporto non differisce in nulla da quello che si instaura tra un figlio e il genitore biologico; la Tzia le insegna l’arte del cucito, cresce la bambina con rigore e affetto e  Maria a diciassette anni è una ragazza intelligente e giudiziosa, è felice, ma una morte tragica e sospetta nella notte del primo di novembre, mina la serenità della ragazza, che da quel momento non è più la stessa e si sente costretta a prendere una decisione improvvisa dettata dalla rabbia e dall’indignazione.

Accabadora è il breve racconto di una Sardegna che non conoscevo, racchiude le tradizioni di un popolo che potrebbe sembrare cinico e ingiusto, ma a pensarci bene, forse un bambino non desiderato potrebbe trovare una famiglia che lo ami molto più facilmente senza seguire l’iter burocratico dei giorni nostri che costringe ad anni di attese, e una persona irreversibilmente malata, avrebbe un’alternativa all’accanimento terapeutico. Ma questo è solo il mio pensiero.

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Tornando al romanzo, Michela Murgia ha ricreato un’atmosfera d’altri tempi in cui io mi ci sono comodamente adagiata, la Sardegna una terra selvaggia, le abitudini, le dicerie, la raccolta dell’uva, i confini segnati da muretti “mobili” e le “fatture”, il tutto narrato con uno stile particolare dal linguaggio che emana tutto il rispetto per la propria terra e le tradizioni, le immagini affollano la mente e la costringono a correre lontano, l’atmosfera un pò esoterica che circonda l’idea del lettore riguardo all’accabadora è seducente ed ecco che, casa si tramuta in un piccolo paese sardo.

murgiaE’ un vero peccato che questo racconto sia costretto in appena 160 pagine, lo stile e le tradizioni narrate da Michela Murgia sono così coinvolgenti che ho provato un pizzico di stizza quando voltata l’ultima pagina avrei voluto continuare la lettura, conoscere meglio Maria per affezionarmi a lei, cosa che è stata resa difficile dalla brevità della narrazione e dall’epilogo che è sinonimo di nuovo inizio, ma mi ha lasciata con l’amaro in bocca, una sorta di finale aperto che in realtà non lo è. Sono rimasta un pò insoddisfatta da questo, anche perchè non credo esista il sequel, purtroppo. Sono in ogni caso felicissima di essermi avvicinata a questo modo di scrivere enigmatico e rètro, e posso affermare che Michela Murgia è esattamente lo stimolo nuovo che cercavo nella lettura, non ho perso tempo e mi sono già procurata “Chirù”  il nuovo romanzo che spero di inserire presto tra le mie letture.

 

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                                                  Cuore Appagato…e mezzo

amamelide - incantesimoDillo con un fiore: Amamelia, Incantesimo.

“Il futuro toglie incanto all'ora presente più di quanto il presente non tolga l'incanto al passato.” Andrè Gide

Per oggi è tutto lettori, se conoscete il libro o se ne siete anche solo incuriositi, lasciate il vostro parere, è sempre bello leggervi! Un abbraccio,

firma francy

9 commenti:

  1. Non saprei che dire, alcune cose mi convincono. Altre no.
    Lo metto nei forse dai :)

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    1. Anche solo per lo stile dell'autrice ne vale la pena! :-)

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  2. Un'autrice che non conosco, ma che mi incuriosisce! metto in WL.

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    1. Se ti incuriosisce tuffati nelle atmosfere sarde di una volta, non ne resterai delusa!

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  3. Letto qualche tempo fa e decisamente apprezzato, sia per lo stile narrativo che per la scelta di raccontare la forza di restituire dignità a chi non ha più speranza.

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    1. Benvenuta Stefania, la Murgia ha decisamente queste caratteristiche da te indicate, una piacevole scoperta :-)

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  4. Letto qualche tempo fa e decisamente apprezzato, sia per lo stile narrativo che per la scelta di raccontare la forza di restituire dignità a chi non ha più speranza.

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  5. Una lettura molto particolare! Prima di leggere la tua recensione non conoscevo quest' autrice, ora grazie a te è in wishlist!

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