Buona sera lettori, come ve la passate? Io ho fatto il mio dovere anche oggi, ma prima di ritirarmi nelle mie stanze con un buon libro, vorrei presentarvi un’autrice che stimo molto: Antonella Iuliano.
Se non la conoscete siete capitati nel posto giusto, perchè vi svelo un piccolo segreto, tra qualche giorno ci sarà un evento promozionale legato al suo primo romanzo, Come petali sulla neve, che io ho avuto il piacere di leggere un pò di tempo fa e che ho molto apprezzato, ma nell’attesa vorrei condividere con voi il mio pensiero, su Antonella e il suo lavoro.
Titolo: Come petali sulla neve - Autore: Antonella Iuliano - Editore: Genesis Publishing
Data di Pubblicazione: 10 giugno 2015 - Pagine: 200 - Prezzo 3.99 €
Sinossi: “Come petali sulla neve
recisi dallo stesso fiore,
sospinti da un impetuoso vento
in remoti luoghi,
ad appassir lontani.”
Il giorno in cui scrive questi versi, Philip Shannon sente di aver perso le poche certezze racimolate nella sua vita apolide. È seduto dietro una finestra con il cuore affranto e lo sguardo fisso sull’ultima neve di marzo.
La sua storia è iniziata soltanto pochi mesi prima, dietro un altro vetro, freddo e umido, a migliaia di chilometri di distanza. Una pioggia insistente, quel giorno, sferzava le strade dove raramente si era avventurato nei suoi lunghi anni trascorsi all’Istituto per orfanelli S. Vincent, in Irlanda del Nord.
La sua esistenza è una landa desolata dove la neve si è posata così a lungo e il freddo è tale da cristallizzare il passato, come nella fotografia che ha accidentalmente ritrovato nell’archivio dell’Istituto: l’immagine di due bambini troppo simili, e la certezza che uno dei due sia proprio lui, è tutto ciò che ha. Oltre il vetro e la pioggia, esiste qualcuno che è parte della famiglia che non ha mai avuto; qualcuno con il suo stesso aspetto; qualcuno a cui lui appartiene e che gli appartiene.
Un viaggio a ritroso, tra molte ombre e pochissime luci, sembra destinato a concludersi in un vicolo cieco, ma la sensazione che qualcuno abbia voluto chiudere a doppia mandata ogni uscio che si affacci sulla verità è più forte.
Adesso Philip è in Inghilterra, dove l’hanno condotto i pochi indizi in suo possesso; ha nuovi amici ma anche più grandi amarezze, perché nulla è andato come si augurava.
Una resa può essere la migliore delle soluzioni se si tenta di scalare un muro inespugnabile di menzogne e si è costretti a farlo a mani nude, questo Philip lo sa bene il giorno in cui paragona la propria vita e quella del suo gemello ai petali di un fiore disfatto dall’impeto di una tormenta avvenuta oltre vent’anni prima e destinati forse a perdersi per sempre.
Un amore malato e un nuovo inverno, porteranno le risposte.
Il mio pensiero sul libro
Philip è il protagonista di questa favola moderna, che all’età di 23 anni, dopo essere rimasto orfano ed essere cresciuto in un orfanotrofio, scopre di avere un fratello gemello.
I destini scritti per Philip e Leo sono differenti: Il primo è cresciuto in solitudine e senza affetti, mentre il secondo ha avuto una vita agiata e viziata.
La sconcertante consapevolezza dell’esistenza del gemello, costringe Philip ad intraprendere un lungo viaggio alla ricerca della verità riguardante la sua famiglia, e del motivo che ha costretto i genitori adottivi a separarli.
L’autrice ci conduce alla verità, narrando del coraggio di un ragazzo che si affaccia ad una nuova vita, trovando ad accoglierlo amicizia e affetto, ma lascia che sia proprio lui a raccontarci la sua storia, in prima persona: Philip instaura un rapporto colloquiale con il lettore facendolo sentire parte integrante del romanzo.
Lo stile semplice di Antonella, e l’accurata scelta delle parole, rende scorrevole e piacevole la lettura, mai noiosa, conquista pagina dopo pagina, obbligando il lettore a proseguire fino ad un finale inaspettatamente ricco.
Detto questo, non posso che consigliarvi questa piacevole lettura, dove i sentimenti hanno lo spazio che meritano e danno voce a questa autrice ambiziosa che insegue un sogno, quello di scrivere e di deliziare con le sue parole noi lettori che proprio di quelle viviamo.
Antonella ha rilasciato una bella intervista per noi, basteranno poche parole alla sua anima delicata per delinearsi ai vostri occhi e se volete conoscerla meglio potrete trovarla qui e qui.
Intervista
1- Quando e dove hai cominciato a scrivere, e da cosa hai cominciato? Quando hai scritto il tuo primo libro?
Ciao Cuore, innanzitutto grazie per l’ospitalità. Il mio rapporto con la scrittura si è palesato in maniera più evidente soltanto negli ultimi anni, quando sgravata da ogni altro impegno, in un periodo di stasi della mia vita, ho capito che era giunto il momento di provare a comporre qualcosa di mio da proporre a un pubblico di lettori. Precisamente nel settembre del 2011 ho iniziato a scrivere davvero e senza indugi il mio primo romanzo, “Come petali sulla neve”, ma in realtà inseguivo questa storia da oltre un decennio. Un periodo piuttosto lungo in cui il romanzo ha preso forma nella mia testa e in alcuni fogli scritti a penna; si trattava di tentativi che abortivo dopo pochi capitoli. Riuscire a farne un vero romanzo, in quegli anni, aveva per me il valore di un sogno nel cassetto. Scrivevo lunghe lettere, diari o raccolte di pensieri. Sono stata un’allieva che a scuola amava più di tutto i temi e disegnare. Da bambina ero solita esprimermi con il disegno, arte che poi ho abbandonato da adolescente quando ho cominciato a leggere romanzi e a desiderare di scriverne uno. I fogli bianchi per me hanno sempre avuto un grande fascino. Il dove si riduce alla mia scrivania, circondata dai miei libri.
2- Quali sono state le persone che hanno creduto in te?
Sono sempre stata molto riservata in merito e nemmeno in famiglia sapevano di questa mia ambizione. A parte qualche amica con cui posso averne parlato, e che mi ha incoraggiato a provarci e ancora mi sostiene, questa dei romanzi è una faccenda prettamente mia, e in fondo mi sta bene, io incarno perfettamente lo stereotipo dello scrittore solitario. Ovviamente sono grata all’Editore che leggendo la mia storia ha deciso di darmi un’opportunità, significa che ha creduto in me.
3- Ci sono cose, luoghi o persone che ti danno l'ispirazione o le tue storie sono di pura fantasia?
Le mie storie cercano di raccontare la vita, soprattutto nella sua crudezza. La scelta dei luoghi è dettata principalmente dai miei gusti. Di norma mi piace tutto ciò che è inglese e russo, quindi i miei romanzi, almeno per ora, si muovono sullo sfondo di queste due terre. Amo profondamente la letteratura di questi due paesi e di riflesso provo a imprimere alle mie storie qualcosa che abbia il loro sapore, il loro fascino, il loro background. Io sono il classico scrittore in fuga dal posto di provenienza. Per quanto riguarda i personaggi, non prendo mai spunto dalla realtà che mi circonda, ma piuttosto dagli eroi e dalle eroine dei romanzi che leggo. Fortunatamente sono in grado di forgiare un personaggio con tutte le caratteristiche annesse; non ho bisogno delle storie melodrammatiche di taluni - a volte mi è successo - che pensano di potermi raccontare il loro vissuto tanto poi io, impressionata, lo metterò nero su bianco… non è così che funziona la scrittura per me. Ho un’anima gravida di parole e d’immagini mie, poi che richiedano studio e applicazione per dar loro una certa forma è un altro conto.
4- Ci sono scrittori disciplinati, metodici, che stilano scalette e rileggono mille volte i loro scritti; e autori che istintivamente buttano giù frasi su frasi fino a comporre un romanzo. Tu che tipo di scrittrice sei?
In linea generale mi ritengo una persona molto metodica, ordinata e precisa; mi piace avere sempre tutto in ordine, ma la scrittura è fondamentalmente un istinto, un impulso, e come tale soverchia le regole. Non mi costringo a scrivere, non programmo scalette, né stabilisco ore e giorni in cui sedermi alla scrivania. Lo faccio quando urge, quando le dita mi prudono perché l’eccitazione della mia mente è tale da non poter resistere. Scrivendo ho imparato che quando inizi una storia, le cose non sempre si evolvono come magari avevi pensato di fare in un primo momento; improvvisamente sul foglio nascono nuove idee, situazioni, personaggi che non avevi previsto. Devi forgiare come un Dio creatore. È il bello della scrittura. Oggi rileggo i miei testi molte volte, li controllo fino alla nausea, tolgo la zavorra che nell’impeto della scrittura si accumula, ed è questa la vera fatica.
5- Segui orari/abitudini?
Di solito scrivo la sera sul tardi per tirare anche fino alle tre del mattino. È la notte il momento migliore e finché posso permettermelo, lo faccio. Come abitudini, specie durante l’inverno, mi piace avere accanto una tazza fumante di tè, ovviamente inglese.
6- Hai un luogo/stanza dove preferisci scrivere?
La mia camera che si trova in una mansarda. Il sottotetto è ideale, intimo per scrivere; spesso mi ricorda la soffitta di qualche poeta ottocentesco, a un palmo dal cielo. Finora le mie storie sono nate tutte lì.
7- Hai rituali “propiziatori” che segui?
No, nessuno.
8- Come e quando ti sei resa conto di essere una scrittrice?
Io preferisco definirmi solo autrice perché il titolo di “scrittrice” per me vuol dire avercela fatta, vedere le proprie storie in ogni libreria, magari campare grazie ad esse e continuare a scrivere perché quello è il mio mestiere, non un altro. Sebbene sia durissima, questo è ciò per cui oggi lotto.
9- L’emozione del tuo primo libro pubblicato?
Enorme, unica. Credo di non essermi mai sentita così piena di senso come il giorno in cui il mio romanzo è divenuto realtà. È uno strano orgoglio, forse simile al diventare madre, ma con la consapevolezza che questo figlio di carta l’hai concepito da sola, senza nessun altro, e che nel migliore dei casi potrà vivere più a lungo di qualsiasi figlio di carne. Io credo fortemente nell’immortalità dei romanzi, se non ci credessi, smetterei di scrivere. L’unicità di quell’emozione è legata principalmente a questa mia convinzione.
10- Ci consigli un libro non tuo?
Ne avrei molti, ma colgo l’occasione per consigliare un autore che mi ha davvero conquistato, una vera rivelazione per me che amo i romanzi storici, sto parlando di Simon Sebag Montefiore e nello specifico del suo romanzo Sašenka; un vero capolavoro.
11- L’elettronica (eBook) sta sempre più sostituendo i libri cartacei e il piacere del profumo della carta e del fruscio delle pagine. Cosa ne pensi?
A costo di apparire antica, confesso di non avere un lettore e-reader, di non aver mai letto un e-book e di non avere nessun desiderio di iniziare a leggere in digitale. Io amo la carta, la sua consistenza, il suo odore. I libri non li prendo nemmeno in prestito, li compro, li colleziono. Posso rinunciare a mille altre cose pur di collocare il romanzo desiderato nella mia libreria. Un file su una libreria virtuale non è la stessa cosa, non per una con una visione romantica come la mia. Questo ovviamente da lettrice, ma da autrice ho dovuto accettare l’idea del digitale, perché oggi funziona così e se stai cercando i tuoi sbocchi in questo campo, devi adeguati anche a innovazioni come gli ebook, non puoi chiuderti le porte da sola.
12- Scrittori si nasce o si diventa? Quali consigli ti senti di dare a chi insegue il sogno di fare lo scrittore?
Io credo che non ti alzi una mattina e decidi di scrivere romanzi, quando lo fai, è perché in te c’è un meccanismo innato che nel tempo ti porta a desiderare di farlo; un talento, latente o palese, che a un certo punto pretende di venire fuori, ma ci vogliono esercizio, notti insonni: come ogni cosa nella vita anche la scrittura richiede sacrificio. Nasci con un talento, ma se non lo coltivi, non porterà frutto.
Il consiglio che mi sento di dare è quello di leggere il più possibile e di seguire solo la propria ispirazione, non gli altri. Se io conosco il mio genere, non vado a scriverne uno che non mi appartiene solo perché magari in quel momento vende di più. Bisogna rimanere fedeli a se stessi per essere credibili.
13- Quando leggi, dove e quali sono i generi che prediligi?
Leggo a qualsiasi ora ormai, in camera o in salotto. Quando esco, un libro è la prima cosa che metto in borsa. Devo dire che la scrittura ha ridotto il tempo delle mie letture, quindi ci sono periodi in cui leggo tanto e altri meno. Amo i classici dell’Ottocento, soprattutto russi e inglesi, ma non disdegno neanche i romanzi francesi. Adoro i romance storici contemporanei se ben fatti, mentre non gradisco la letteratura americana, i fantasy e i romanzi rosa. Mi piace leggere anche qualche buona raccolta di poesia.
14- Stai scrivendo qualcosa in questo periodo? Se possibile dammi un accenno.
In questo periodo sto lavorando a una revisione del mio secondo romanzo, “Charlotte”, che vorrei rieditare il prima possibile in una versione più curata della precedente. Ho pronto un terzo romanzo di ambientazione russa, si tratta di un romance storico, ma mi sono presa del tempo prima di pensare a un’eventuale pubblicazione, forse perché si tratta del mio lavoro più lungo e complesso, e voglio valutare bene ogni aspetto. Mi piacerebbe riuscire a scrivere, nei prossimi mesi, un’opera in cui fondere prosa e poesia, perché quest’ultima è parte del mio scrivere. In fondo, diceva qualcuno, la miglior prosa è fatta di poesia.
Grazie Antonella, buon lavoro e scrivi, scrivi tanto che io aspetto con ansia il tuo nuovo romanzo!
Cari lettori, ditemi, conoscete questa autrice e il suo romanzo? Aspetto i vostri commenti e vi auguro una buona notte.
Grazie infinite!
RispondiEliminaMeriti questo ed altro!
EliminaCiao cara, tranquilla, stasera do un'occhiata ;-)
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