Buona sera lettori, che fate in questo piovoso venerdì sera? Io sto lottando con la mia voglia di abbandonare una lettura che non mi piace per niente…non ce la posso proprio fare, è che il tempo è così poco nell’arco della giornata e non mi va di sprecarlo inseguendo storie che credevo affascinanti e sono deludenti, quindi credo che andrò a nanna con una nuova lettura tra le mani…Emozioneee!
Prima però voglio parlarvi di un libro troppo carino, che mi ha fatto assaporare atmosfere lontane ma che conosco bene e che non mi aspettavo di rivivere così fortemente.
Titolo: Mi chiamano Ada – Autore: Simona Toma – Editore: Sperling & Kupfer
Data di pubblicazione: agosto 2015 – Pagine 244 – Prezzo: 18,90 €
Sinossi: Ada è nata ed è sempre vissuta a Lecce. A cinquant'anni, tutto sommato, alla vita non ha molto da rimproverare. Un marito senza lavoro – un esodato – e consegnato al malumore dalla disoccupazione, due anziane mezze matte in casa, un figlio inconcludente e una figlia ambiziosa ma infelice che vuole diventare avvocato: questo il suo quadro familiare. Ma lei, a dispetto del suo nome di battesimo, Addolorata, non si piange addosso. Fa la donna delle pulizie e lo fa con passione: è «nata casalinga» e le piace. Ha la semplicità del popolo, ma anche la saggezza che deriva dall'abitudine a fare i conti con la vita. Tuttavia, non è una donna senza sogni. Solo che i suoi sono sogni piccoli, adeguati alle sue possibilità. E poi c'è Santa Teresina che veglia su di lei, una santa bambina cui sta a cuore la gente semplice. Eppure, qualcosa nella vita di Ada sta per cambiare. Un evento inaspettato, una scoperta sorprendente. Sarà una piccola rivoluzione, ma chi l'ha detto che non porti con sé la chiave della vera felicità? Un romanzo che ha il tipico sapore del Sud, una storia di grande realismo tutta femminile, che diverte e commuove.
Il pensiero di Cuore
“Mi chiamano Ada” è stata una vera sorpresa per me, cioè, la sinossi è piuttosto chiara, ma quello che non traspare da quest’ultima è l’atmosfera tutta “meridionale” che si respira in questo romanzo.
Sangue del sud è quello che scorre nelle mie vene e io non potevo non innamorarmi di questa storia firmata Simona Toma, che con uno stile scorrevole e divertente mi ha catapultata nella mia Puglia, terra che amo e alla quale sono profondamente legata.
Il sole, il mare, il vento, ma anche l’entroterra, e Lecce, una bellissima città, luminosa, movimentata e viva, per noi che passeggiamo per le sue vie assolate ad agosto.
Ma per Ada che la vive da sempre, è molto altro.
E’ un marito senza lavoro, che nasconde la sambuca nel rifugio dei cani randagi, è un figlio scansafatiche che ogni occasione è buona per fare a botte, è una figlia da dieci e lode, ingenua, preda facile di un dongiovanni da strapazzo, è Eva l’amica di una vita, è una mamma anziana che ha perso la ragione e una zia che in sogno parla con il suo adorato padre, e non c’è giorno che non abiti i pensieri di Ada da quando non c’è più; è Antonio, quello che tutti scansano e additano, ma non lei, non Ada…è fare i conti e accorgersi che a fine mese non ci si arriva.
“Mi chiamano Ada ma tanto, all’anagrafe sempre Addolorata è. Sono nata il 5 agosto del 1962. Lo stesso giorno in cui moriva Marilyn Monroe, quell’attrice che faceva l’amore con il presidente dell’America. L’anno trovata nuda e sola, lei che era la femmina che tutti volevano. Sola è morta. Che paura morire da soli. I miei figli, Gino mio, chi si trova, tutti intorno a me devono stare, non mi devono lasciare finché non sono sicuri che me ne sono andata. Mi chiamano Ada, e io li lascio fare.”
Ada ha cinquantuno anni è una donna del sud che si guadagna da vivere facendo pulizie nelle case dei ricchi, non ha studiato, ma il “sapere” l’ha imparato sulla strada, sulla sua pelle, è umile e onesta, non pretende molto dalla vita, non ha mai visto cosa c’è dopo la superstrada di Brindisi, ma un sogno ce l’ha, quello di andare in Grecia, però l’unica cosa che può fare è pregare la sua Santa del cuore, Teresina, protagonista di un misterioso furto che lascerà Ada indignata e che le darà un’occasione per strappare qualcosa a questa vita così avara con lei.
Simona Toma lascia che sia proprio lei, Ada, a raccontarci la sua storia, ora con ironia e leggerezza, ora con saggezza e malinconia, nel suo “speciale italiano del sud” che mi ha fatto tornare bambina, quando non vedevo l’ora che l’autostrada finisse per arrivare a casa di zia Giuseppina, salire i cento scalini che mi dividevano dall’enorme terrazzo in cui mi perdevo a giocare, tutti parlavano in dialetto e io cercavo di imitarli, i pranzi infiniti e le cene con la pizza, quella alta e i pomodorini freschi sopra, l’incasinato mercato, gli uomini che urlavano “Pesce frescoooo!!!” e la nonna che stringeva forte la mia mano per non perdermi.
“Mi chiamano Ada” è un romanzo vero, stralci di vita quotidiana, differenze sociali, il lato oscuro della religione e della politica, dove gli approfittatori non mancano, è un romanzo che afferra il lettore per il bavero e lo scuote, mostrando una realtà che tutti conoscono, ma che si fa finta di non sapere.
E ovviamente, lo consiglio a tutti.
Cuore Gioioso
Appunti nel cuore: Vanto del Salento, il pasticciotto è uno scrigno di pasta frolla che racchiude un’anima di crema pasticcera. Le sue origini risalgono al XVIII secolo, precisamente al 1745. Si racconta che nella Pasticceria Ascalone a Galatina, in provincia di Lecce, il pasticcere Andrea Ascalone si trovasse in difficoltà economiche, ma che al tempo stesso volesse dar vita a un nuovo dolce. E così, assemblando gli ingredienti disponibili in pasticceria, la pasta frolla e la crema pasticcera, creò una piccola tortina di forma ovale. Al pasticcere sembrava però un pasticcio, tanto che la battezzò con questo nome. Fece poi assaggiare il dolce ad alcuni passanti e il successo fu immediato, tanto che da allora il pasticciotto è diventato il dolce simbolo del Salento.
Dillo con un fiore: Il caprifoglio è una pianta rampicante dalla fioritura molto caratteristica ed interessante. Il suo modo di avvinghiarsi attorno a tutto ciò che incontra accanto a se, ha fatto sì che nella scelta del suo nome ricordasse la capacità delle capre di arrampicarsi. Caprifolium significa infatti “foglia di capra”. Per ciò che riguarda il suo significato principale, esso è direttamente collegato alla dolcezza del suo nettare. La sua fioritura infatti, se regalata, è simbolo di dedizione e dolcezza d’animo. Se si raccoglie un ramo di caprifoglio, secondo la tradizione, si fa in modo di donare alla propria famiglia pace e serenità: Ada è senza dubbio un caprifoglio rampicante.
Mi hai incuriosito con la tua bella recensione. La trama di questo romanzo presenta vari argomenti su cui dovremmo fermarci a riflettere. Con la foto del pasticciotto mi hai fatto venire l'acquolina in bocca :)
RispondiEliminaGrazie Aquila, una lettura ironica e divertente che cela un'attualità ben conosciuta. I pasticciotti sono una delizia, garantito!
EliminaBella recensione, mi hai incuriosita molto e pensare che non avevo mai sentito parlare di questo libro!
RispondiEliminaHo scovato Simona Toma su FB, l'ho trovata troppo giusta e mi sono buttata a capofitto tra le pagine di Ada!!!
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