venerdì 13 gennaio 2017

Le mie recensioni #74 "La vegetariana" di Han Kang *Adelphi*

La vegetariana - Han Kang
Adelphi - 2016
P. 177 - 18 €
Sinossi qui
Han Kang, figlia di uno scrittore, è nata nel 1970 nella Corea del Sud e ha esordito come scrittrice a 25 anni. The Vegetarian è stato pubblicato in inglese da Portobello Books. Han ha dovuto scriverlo a mano a causa di una lesione al polso provocata dall’uso prolungato della tastiera del computer. The Vegetarian è il primo libro dell’autrice ad essere stato tradotto in inglese.


E' possibile restare estasiati da un libro duro come questo? E affermare con certezza di averlo amato senza remore dopo tanta ferocia? Ho ben chiara la tematica, ma nel momento in cui penso a Yeong-hye la sua immagine a testa in giù mi assale, la sua verticale sottile, perfetta e immobile è scolpita dentro me. Razionalmente è disperazione, follemente è libertà. 

<< Io non lo sapevo. Pensavo che gli alberi stessero a testa in su...L'ho scoperto solo adesso. In realtà stanno con entrambe le braccia nella terra, tutti quanti. [...] Sai come l'ho scoperto? Be' ho fatto un sogno, e stavo sulla testa...Sul mio corpo crescevano le foglie, e dalle mani mi spuntavano le radici...E così affondavo nella terra. Sempre di più...Volevo che tra le gambe mi sbocciassero dei fiori, così le allargavo; le divaricavo completamente...[...] Non ho bisogno di questo genere di cibo, sorella. Ho bisogno d'acqua.>>

Yeong-hye è una giovane moglie, una cuoca eccellente come richiede la tradizione coreana, le sue specialità sono piatti a base di carne e pesce con i quali delizia il marito e la famiglia.
Yeong-hye conduce una vita ritirata, il contatto con il marito è ridotto al minimo indispensabile: le camice stirate, i doveri coniugali, il cibo, poche parole e la presenza nelle serate professionali obbligate, è tutto ciò che le viene richiesto, come se Yeong-hye fosse solo un corpo privo di anima e sentimenti.
Una notte, al risveglio dopo una serata alcolica, l'altra metà del letto è vuota.  Lui si alza e intravede un fascio di luce debole provenire dalla cucina. Barcollante entra nella stanza e scorge Yeong-hye accovacciata davanti al frigorifero aperto mentre riempie dei grandi sacchi della spazzatura con tutti gli alimenti di derivazione animale: carne, pesce, uova, formaggio, latte.
Fino a qui Yeong-hye è un essere insignificante per il marito, la donna ordinaria che ha sposato per sfuggire al senso di inferiorità che lo attanaglia. la donna che non prende mai una posizione e che si lascia trattare come un oggetto, senza fiatare.
Da qui in poi, Yeong-hye, smette di essere una donna dozzinale.
Nella cultura sud coreana contrastare in tal modo la famiglia, il marito, è considerato un affronto inaccettabile, l'essere vegetariana, il diventare vegana in realtà, sviluppa un'accanimento nei confronti della donna, che innalza una barriera insormontabile dietro la quale cerca riparo.
A nessuno interessa il motivo di tale metamorfosi, ciò che importa è cercare in ogni modo di arrestare l'avanzata di questa forma di pazzia che si è impadronita della mente di Yeong-hye.
Ma quello della giovane donna è un urlo di dolore che riecheggia ancora dopo giorni e giorni nel cuore del lettore, un grido che si è perso nell'ottusità di una tradizione ingiusta, tanto lontana da noi quanto vicina, una sordità inventata per non sentire la verità.
Il male che si è insidiato nell'anima di Yeong-hye ha radici che affondano nell'infanzia violenta assopita con il raggiungimento dell'età adulta e risvegliata da un sogno tanto reale da concedere alla vittima la soluzione per sfuggire al tormento.
Il libro è suddiviso in tre atti perfetti, composti dallo stesso numero di pagine, attraverso i quali il
lettore potrà conoscere il punto di vista del marito, poi del cognato, infine della sorella, visioni dettate dall'aridità, dalla somiglianza e dal senso di colpa.
Il marito si presenta come un uomo viscido, incapace di amare e sostenere, colpevole di freddezza e disinteresse, la spinge nel baratro.
Il cognato è legato a lei da un filo sottile d'infelicità e insoddisfazione, un'infatuazione che opacizza il vero scopo, la usa senza capirla.
Il terzo atto è una presa di coscienza permeata di tristezza e rassegnazione. Il senso d'impotenza che prova la sorella di Yeong-hye di fronte alla violenza che segna a vita, le stringe la gola e mentre il senso di colpa la ossessiona, il corpo di Yeong-hye si dissolve. 
Il lettore non conoscerà mai il pensiero in prima persona della protagonista e credo che la scelta dell'autrice sia calzante, in quanto riconduce all'indifferenza della famiglia nei confronti del malessere che costringe Yeong-hye a desiderare l'annullamento totale del corpo, portandolo ad uno stato vegetativo.
 
La penna di Han Kang è tagliente, pulita, penetrante, è un viaggio intenso, è come leggere delle sequenze di immagini perfette, ed ecco la sensazione contraddittoria di dolore immenso giunti a fine lettura e di libertà, che mi ha pervasa immaginandola davanti alla vetrata dell'ospedale, decisa a sostenere la sua idea di vita, a testa in giù, dritta come una pertica sulle mani, ricoperta di boccioli di rosa.
Un libro bellissimo nella sua ferocia.
Una prosa incisiva e profonda.
Una storia dall'inchiostro indelebile.

7 commenti:

  1. Uno di quei libri che mi faranno male, ma che leggerò.
    L'ho già ordinato.
    un saluto da Lea

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  2. Bellissima recensione. Avevo già sentito parlare di questo libro e devo dire che le tematiche mi sembrano molto interessanti, anche se temo che sia una lettura molto forte e in questo momento non so se me la sentirei di affrontarla. Comunque è un titolo che terrò sicuramente a mente per il futuro.

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  3. Ciao:) Vedo che è piaciuto anche a te! Capisco benissimo come la prosa dell'autrice, pur nella sua durezza, sia riuscita a incantarti, perchè c'è riuscita anche con me. Una scrittura, all'occorrenza, anche molto poetica. In questo senso ho amato la parte del cognato, perchè le immagini descritte mi si sono piantate in testa perfettamente.
    La mia parte preferita è stata quella di In-hye, la sorella. Sono quasi complementari, in effetti, le due sorelle.
    Una bellissima recensione, complimimenti!

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  4. Ciao cuore :) Sai che mi sono accorta di apprezzare molto la scrittura orientale?! Ogni qualvolta leggo qualcosa di questa cultura ne resto affascinata.. dalle tue parole evince lo stesso fascino che colpisce me.. Grazie per avermi fatto conoscere un libro come questo ;)

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  5. Ciao Cuore, una recensione molto chiara! Hai descritto perfettamente la storia nel caso deciderò di leggerlo. La suddivisione della narrazione in tre parti devo dire che mi affascina un po' meno la trama ma comunque è uno di quei libri fuori dal comune che andrebbero letti a prescindere. Per ora lo segno e ti ringrazio per averne parlato, magari arriverà anche il suo momento...Un bacio

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  6. accipicchia che recensione da sballo!
    mi sono emozionata anche senza aver letto il libro. davvero Cuore hai lasciato trasparire tra queste righe una quantità enorme di sentimenti.
    complimenti

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  7. meravigliosa recensione! lo avevo adocchiato, ma adesso SO che lo voglio leggere!!thanks!

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